Nel 2017 arriveranno, volenti o nolenti, altri 124 nuovi bus a gasolio mentre altrove le cose vanno un po’ diversamente ma si fa finta di nulla nel disinteresse generale.
Sasa: con l’in-house il problema non cambia, anzi diventa in-diesel
1 DicNei giorni scorsi i media locali (nell’ordine Corriere dell’Alto Adige, Dolomiten e FF) hanno pubblicato la mia lettera che evidenzia soprattutto la contraddittorietà dell’acquisto dei bus diesel rispetto al Piano Clima 2050, aspetto di cui parlo da anni e che pare imbarazzare non poco i vertici di Sasa e la Provincia che non sanno più che “scuse” trovare per giustificare l’acquisto all’ingrosso di bus diesel. Per tacere dell’aspetto ambientale, ma basta leggere qui.
Notizia freschissima, la Giunta Provinciale ha (o avrebbe) deciso di optare per la soluzione “in-house” per le linee urbane di Sasa a Bolzano, Merano e Laives. Vedremo. Di certo l’articolo della Tageszeitung, l’unico che ne parla, riferisce dell’ingresso della Provincia con una quota minoritaria ma che poi “detterebbe legge” nella gestione.
Per carità, tanto la Provincia decideva praticamente già tutto nella gestione delle linee di Sasa, perfino le pensiline delle fermate, e finanzia l’acquisto dei bus e finanzia con i rimborsi chilometrici la Sasa stessa. I Comuni, che paiono applaudire alla soluzione politica del problema, parrebbero così estromessi dalla gestione. Stanno vacillando le seggiole dei vertici di Sasa e del CdA, notaio inerte di scelte prese probabilmente altrove, ancor di più domani? Se va bene così… contenti tutti.
Un aspetto però lascia perplessi. Si parla tanto di libero mercato e via discorrendo, poi però si mantiene il monopolio pubblico sulle linee con il solo spauracchio delle gare europee. Nella delibera del Comune di Bolzano che perorava la soluzione “in-house”, presaa tale e quale anche da Merano e Laives, vi sono solo affermazioni di principio, non c’è una sola riga sui conti, sulle prospettive economiche e via discorrendo, neanche una simulazione di cosa sarebbe potuto accadere se fosse arrivata, ad esempio, BusItalia, Deutsche Bahn o Ratp. Certo, la decisione è politica, ma non si venga a parlare di “libero mercato”.