Archivio | aprile, 2014

Bus a metano: in arrivo a Trento, Bolzano invece… – Erdgasbusse: neue in Trient, aber in Bozen…

28 Apr

Quanto annunciato dall’ ing. Giacomelli di Trentino Trasporti al convegno Biomaster il 26 gennaio 2014 a San Michele all’Adige si è ora concretizzato con un comunicato ufficiale di Scania Italia di qualche giorno fa confermando l’arrivo di nuovi bus a metano Euro VI.

Cosa farà ora Sasa dopo l’ubriacatura di 42 bus a gasolio (assieme ai 5 a idrogeno comprati dalla STA)?

Dal sito web di Sasa ho ricavato la lista con i bus in servizio indica che sono in circolazione ormai dagli anni 2000-2001 ben 24 mezzi a metano (9 Irisbus CityClass CNG 491E.10.22 e 15 del modello 491E.12.22). E quindi probabilmente qualche domanda ce la si potrebbe porre.

Peraltro, a ben leggere la lista, ci sono nella flotta ben 24 mezzi a gasolio  acquistati fra il 1996 e 2000 prima dei citati bus a metano. Viene veramente da arrabbiarsi a pensare ai 9 milioni netti che la Provincia ha, per me, buttato dalla finestra per il progetto dei bus a idrogeno visto che con quella somma potevano essere acquistati 35/40 bus a metano oppure meno ed allargando la capacità di rifornimento di metano della stazione interna al deposito Sasa. Ma tutti stanno zitti ed evidentemente va bene così, no? Cosa ci stia a fare il presidente, il direttore e il Consiglio di Amministrazione è una bella domanda.

Ecco il perché della mia risposta pubblicata dal “Corriere dell’Alto Adige” il 27.4.2014.

Dopo il madornale errore fatto coi 42 bus a gasolio, Sasa (e Provincia) sono pronti a fare di nuovo lo stesso, incredibile errore in futuro? Speriamo proprio di no!

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Wie vom Ing. Giacomelli von Trentino Trasporti anlässlich des Biomaster-Meetings am 26. Januar 2014 in San Michele all’Adige angekündigt,  hat nun eine offizielle Pressemitteilung von Scania Italien vor ein paar Tagen die Ankunft von neuen Euro VI-Erdgasbussen in Tirent öffentlich gemacht.

Was wird Sasa nach den Ankauf von 42 Dieselbussen (plus jene 5 mit Wasserstoffantrieb, die von der STA gekauft wurden) tun?

Auf der Website von Sasa gibt es die Liste mit den zur Zeit fahrenden Bussen, wovon man erfährt, dass zurzeit 24 Erdgasbusse aus den Jahren 2000-2001 (9 Irisbus Cityclass CNG 491E.10.22 491 E.12.22 und 15 des Modells 491E.12.22). Und somit kann man sich schon einige Fragen stellen.

Doch bei genauerem Lesen der Liste, gibt es in der Flotte 24 Dieselbusse, die zwischen 1996 und 2000, also vor den oben genannten Erdgasbusse, gekauft wurden. Man kann nur wütend werden wenn man auf die 9 Millionen Euro Netto denkt, die das Land – meiner Meinung nach – aus dem Fenster für das Wasserstoff- Bus-Projekt herausgeworfen hat. Mit diesem Geld hätte man 35/40 Erdgasbusse kaufen könne oder eine geringere Anzahl hätte man die Kapazität der Erdgasbetankungsanlasge im Busdepot der Sasa erhöhen sollen. Aber alle sind still und scheinbar ist das alles O.K., oder? Vorsitzender, Generaldirektor/in und Verwaltungsrat der Sasa: wofür sind sie eigentlich da?

Die Antwort auf den Sasa-Vorsitzenden, die im “Corriere dell’Alto Adige” vom 27. April 2014 veröffentlicht wurde, stellt diese Fragen. Nachdem ungeheuerlichen Fehler mit dem Ankauf von 42 Dieselbussen, sind Sasa (und das Land) bereit, wieder diesen groben Fehler zu wiederholen? Hoffentlich nicht!

Uno dei nuovi Scania Cityclass Euro VI a metano che verranno forniti a Trentino Trasporti – Einer der neuen Scania Cityclass Euro VI mit Erdgasantrieb, der an Trentino Trasporti geliefert wird.

Sasa: bilancio annuale con le solite capriole sui nuovi bus a gasolio e a idrogeno. Esimio Pagani, la coerenza è diversa dal NON dare risposte o smentire ciò che è stato detto nel 2012!

24 Apr

Leggo dal “Corriere dell’Alto Adige” del 23 aprile 2014:

Al riguardo, Pagani ha illustrato i dati relativi alle emissioni dei nuovi autobus a gasolio «Eev Solaris», del tutto simili a quelle dei veicoli Sasa a metano, che pure rappresentano il 45% del totale del parco mezzi. «Queste non sono chiacchiere, ma cifre reali, che sgombrano il campo dalle polemiche pretestuose e scorrette che a volte vengono sollevate contro i nostri autobus – ha aggiunto Pagani – Per quanto riguarda la riduzione dei valori inquinanti siamo dunque i migliori in Italia e tra i primi anche in Europa».

Corriere dell'Alto Adige, 23.4.2014

Corriere dell’Alto Adige, 23.4.2014

Esimio presidente Pagani, che sul tema ha elegantemente glissato poco tempo fa NON rispondendomi tempo fa sul giornale “Alto Adige”, guardi che le “polemiche pretestuose e scorrette” sono le NON risposte che Sasa (e Provincia) non hanno mai dato, anzi aggravate dalla arzigogolata (per non dire “originale”) risposta data di recente dall’assessore provinciale Mussner, su cui mi sono ampiamente soffermato.

Basta scorrere questo blog per capire che sono le scelte “a monte” che non convincono. Arrivare a dire oggi che i bus a gasolio sono del tutto simili a quelli a metano, vuol dire IN OGNI CASO smentire ciò che l’ex direttore Rampelotto ha affermato nella conferenza stampa di presentazione dei nuovi bus del 22 dicembre 2012.

Giusto per rinfrescarLe la memoria, il “Corriere dell’Alto Adige” del 23 dicembre 2012 riferiva queste parole dell’ex direttore Rampelotto, mai smentite per inciso:

“Ben 18omila euro il costo di ogni bus, «tra i più convenienti», come ha sottolineato Rampelotto. Veicoli all’avanguardia con una caratteristica: non saranno a metano, ma a gasolio. «Questi sono autobus di ultima generazione – ha spiegato il vertice della Sasa – e i più ecologici sul mercato europeo: certamente il sistema migliore sarebbe quello a idrogeno, ma i costi sono notevolmente più alti e dobbiamo anche aspettare di produrlo qui a Bolzano». I nuovi autobus si classificano nello standard Eev, un’evoluzione dell’Euro 5. «Abbiamo condotto degli studi – ha aggiunto Rampelotto – scoprendo che gli attuali autobus a metano si classificano come un Euro 3: per questo motivo questi nuovi mezzi rappresentano anche un’innovazione dal punto di vista ecologico».

Corriere dell'Alto Adige, 23.12.2012

Corriere dell’Alto Adige, 23.12.2012

“Studi” che la risposta dell’ex Assessore Widmann aveva, nei fatti, smentito come base per l’acquisto dei nuovi bus, ma tant’è. Peraltro neanche un mese dopo sempre l’ex direttore Rampelotto veniva così citato dal “Corriere dell’Alto Adige” il 18 gennaio 2013:

“Un’ulteriore buona notizia è data dall’entrata in funzione dei nuovi mezzi a gasolio «Euro 5 Eev», secondo Rampelotto simili nell’efficienza a quelli a metano. «Già a fine mese avremo su strada i nuovi bus da 18 metri, e a febbraio quelli da 12 metri. I pollicini da nove metri entreranno in funzione a marzo. In totale, si tratta di 20 bus a Bolzano e 15 a Merano». “

Corriere dell'Alto Adige, 18.1.2013

Corriere dell’Alto Adige, 18.1.2013

Curiosamente il “salto all’indietro” dopo ulteriori mie lettere ai giornali, ma guardo caso, eh!

Carta canta, stimato presidente Pagani, altro che storie.

Veniamo alla tematica dei bus a idrogeno, sempre dal “Corriere dell’Alto Adige” del 23 aprile 2014:

“Il fiore all’occhiello è comunque rappresentato dai 5 autobus (il 3,14% del totale) alimentati a idrogeno: «Si tratta degli autobus a cella a combustibile – ha ricordato Pagani – che la Provincia ha introdotto nella nostra flotta grazie al progetto europeo chiamato Chic (Clean hydrogen in European cities, ndr). Il progetto pilota sulla diffusione dei carburanti alternativi, svolto con il sostegno dell’Unione Europea ed anche in collaborazione con l’A22, sta dando ottimi risultati». Senza voler entrare nella polemica sui costi dell’operazione, da alcuni considerati eccessivi (si tratta di oltre g milioni di euro), Pagani ha spiegato: «Gli autobus sono stati acquistati dalla Provincia e quindi questa spesa non è pesata sulle spalle della Sasa II mio giudizio su questo progetto pilota è fortemente positivo, perché mette Bolzano al centro dell’innovazione tecnologica, assieme a grandi città come Londra, Milano ed Oslo. Inoltre, anche se la manutenzione di questi autobus viene affidata ad un’officina autorizzata della casa produttrice EvoBus, il progetto mette in circolo professionalità elevate su tutto il territorio ed anche per i nostri collaboratori. Infine, anche se nessuno è in grado di dire quale sarà lo sviluppo futuro di questa tecnologia, credo che sia giusto credere e investire nell’idrogeno, in quanto è l’unica fonte alternativa completamente non inquinante».”

Ammetto che è ormai stancante continuare a ribattere a queste scelte, visto il “muro di gomma” , cioè le non risposte dei vari soggetti interessati, innalzato sui vari argomenti, ma un po’ di domande e numeri riassuntivi fanno al caso, repetita iuvant:

  1. con i 9 milioni di Euro del progetto Chic messi dalla Provincia si potevano comprare una quarantina di bus a metano oppure qualche unità di meno e ampliare la capacità di rifornimento di metano, che non ci sarebbe stata per nuovi bus a metano;
  2. il progetto Chic è stato di fatto imposto dalla Provincia (sarebbe forse meglio dire dall’IIT?) alla Sasa, altro che storie, ma si sa che nel tpl non si bisticcia fra enti e società, soprattutto con chi deve darti i soldi per comprare nuovi autobus;
  3. scelte a monte: nello stesso piano energia Alto Adige 2050 si parla di bus a metano (e idrogeno) ma sarebbe bastato vedere all’estero come i bus a metano, fatti andare a biometano, sono uno strumento per combattere le emissioni di CO2 (-90%), ma forse né in Provincia né in Sasa si dispone di collegamenti internet e quindi non si era in grado di fare qualche verifica via web, vero? Ma, soprattutto, sono state fatte valutazioni, analisi, confronto di costi fra i vari carburanti? E chi ha preso la decisione di acquisto dei bus a gasolio: Consiglio di Amministrazione, Provincia, Presidente, Direttore Generale o chi ancora?
  4. progetto Chic: cinque autobus, di cui due solo in circolazione (e prendiamo atto che l’incidente avvenuto di recente col bus n. 430 è stato un errore dell’autista) ma, ci si dimentica, dei 15,6 milioni di Euro di costo della centrale di idrogeno di Bolzano Sud e senza sapere QUANTO costa un kg di idrogeno, cui si aggiungono ulteriori 800mila Euro per un distributore di idrogeno, immagino per le vetture del progetto HyFive (ci tornerò sopra prossimamente).

    Corrire dell'Alto Adige, 23.4.2014

    Corrire dell’Alto Adige, 23.4.2014

  5. infine mi si spieghi come mai se da una parte si afferma di volersi affrancare dalle fonti fossili dei carburanti, come mai allora si sono comprati 42 bus a gasolio (senza contare il centinaio della Sad)?
  6. magari sarebbe anche “carino” sapere cosa si pensa della comparazione fra costi dei carburanti effettuata da Trentino Trasporti nell’autunno 2013, che nuovamente allego qui sotto, dato su cui NESSUNO si è MAI preso la briga di commentare, forse perché un dato tanto eclatante?

Tante domande, mai nessuna risposta, ma invece accuse di fare polemiche pretestuose. Ognuno se ne faccia una propria idea leggendo quanto sopra.

 

I costi dei vari tipi di trazione testati da Trentino Trasporti, evidente quale è quello più economico. Die unterschiedliche Antriebe und deren Kosten in der Recherche von Trentino Trasporti. Eindeutig welche die günstigste ist.

I costi dei vari tipi di trazione testati da Trentino Trasporti, evidente quale è quello più economico. Die unterschiedliche Antriebe und deren Kosten in der Recherche von Trentino Trasporti. Eindeutig welche die günstigste ist.

Sasa: il “mistero” della pagina Facebook… a propria insaputa per 32 mesi!

19 Apr

Può sembrare incredibile, ma la Sasa di Bolzano aveva una propria pagina Facebook a… propria insaputa. E questo dal 12 luglio 2011 fino al 3 febbraio 2014. Come risultava dalla pagina di “Informazioni” della pagina con una descrizione che iniziava così : “Sasa è un’Azienda che gestisce servizi urbani ed extraurbani di trasporto pubblici di persone nei Comuni di Bolzano, Laives, Merano e Lana. … “, con tanto di indirizzo (via Buozzi, Bolzano) e riferimento al sito internet http://www.sasabz.it/it (vedasi immagine più sotto). Pagina ufficiale, quindi? Pare di no!

Ma andiamo per ordine. Nel post su questo blog il 27.10.2013 avevo evidenziato come nella pagina Facebook di Sasa fossero state inserite due mie foto in modo diciamo piuttosto arbitrario. Infatti, avevo messo a raffronto le foto che erano state pubblicate sul sito metanoauto.com il 27.12.2012, scattate cinque giorni prima in occasione della conferenza stampa dei nuovi bus Solaris a gasolio con quelle che sono comparse sulla pagina FB di Sasa il 28.12.2012, dunque un giorno dopo (conferenza stampa dalla quale, beninteso come giornalista, ero stato “cordialmente” allontanato come “persona non invitata” dall’ex direttore, assai alterato dei miei interventi sui giornali in merito alla scelta del gasolio a discapito del metano per i nuovi bus). Oggi il raffronto non c’è più, anche se permangono i link a vuoto, perché la pagina FB di Sasa è stata chiusa e su ciò mi soffermerò più in avanti.

Il post del 27 ottobre ’13 non è stato notato negli ambienti di Sasa, quindi il 24 gennaio 2014, scocciato di questa situazione a mio avviso poco corretta, decido di scrivere a Sasa per far presente il tutto con due note onorario per l’utilizzo delle foto in questione da più di un anno.

Sorpresa delle sorprese, ma neanche più di tanto per la verità, con lettera del 3.2.2014 la direttrice di Sasa mi scrive che “Sasa SpA-AG non gestisce né amministra nessuna pagina ufficiale su facebook” declinando ogni responsabilità sulle mie foto utilizzate. Sta di fatto che con curiosa tempestività lo stesso giorno la pagina FB di Sasa viene chiusa. Da chi era gestita la pagina? Non si sa. Ma di certo la chiusura è stata a dir poco fulminea.

Dopo un mio ulteriore sollecito del 21.2.2014, nel cui evidenziavo che le foto presenti su quel sito erano state scattate nel piazzale interno di Sasa, quindi si può presumere da un dipendente o da persona che aveva libero accesso alla struttura, invitavo Sasa a fornirmi gli estremi degli atti intrapresi da Sasa per la chiusura richiesta a FB e/o presso l’autorità giudiziaria.

Nella risposta del 24.2.2014 mi viene scritto dalla direttrice che “dopo aver segnalato a Facebook l’erronea appartenenza della pagina in esame alla categoria “azienda”, e non a “privato”, in quanto non si trattava di un sito ufficiale, Facebook ha chiuso l’account”. Ma senza darmi gli estremi della o delle segnalazioni.

Chiunque può farsi un’idea della questione dalla serie di screenshot qui sotto. Domanda: Sasa ha poi individuato colui o coloro che hanno aperto tale pagina Facebook a propria… insaputa? Quesito che probabilmente rimarrà senza risposta. Però che nessuno (?)  nei piani direzional-presidenziali di Sasa si sia mai accorto (??) in quasi 32 mesi (!!!) dell’esistenza di quella pagina FB sul web induce davvero a riflettere e, magari, a porsi qualche domanda.

(modificato il 21.4.2014 con l’aggiunta delle pagine FB Sasa dalla cache di Google)

Screenshot dalla cache di Yahoo qualche giorno dopo la chiusura.

Screenshot dalla cache di Yahoo qualche giorno dopo la chiusura.

 

 

 

 

 

 

FB Sasa dalla cache di Google.

FB Sasa dalla cache di Google.

 

Le "informazioni" della pagina FB di Sasa.

Le “informazioni” della pagina FB di Sasa.

Un articolo ripreso dalla pagina FB Sasa dalla cache di Google.

Un articolo ripreso dalla pagina FB Sasa dalla cache di Google.

"Likes" della pagina FB di Sasa.

“Likes” della pagina FB di Sasa.

Alcune informazioni su deviazioni di linee.

Alcune informazioni su deviazioni di linee.

La seconda mia (!) foto pubblicata sulla pagina FB di Sasa in uno screenshot del 17.11.2013.

La seconda mia (!) foto pubblicata sulla pagina FB di Sasa in uno screenshot del 17.11.2013.

Ancora oggi la pagina FB di Sasa risulta nel motore di ricerca di Google!

Ancora oggi, 19 aprile 2014, la pagina FB di Sasa risulta nel motore di ricerca di Google.

Le mie foto assieme ad altre nella galleria fotografica della pagina FB di Sasa. Si può constatare che diverse foto sono state fatte all'interno del deposito Sasa di via Buozzi.

Le mie foto assieme ad altre nella galleria fotografica della pagina FB di Sasa. Si può constatare che diverse foto, oltre alle mie, sono state fatte all’interno del deposito Sasa di via Buozzi.

Screenshot delle mie foto dalla pagina FB di Sasa il 17.11.2013.

Screenshot delle mie foto dalla pagina FB di Sasa il 17.11.2013.

Altro screenshot dalla cache di Yahoo qualche giorno dopo la chiusura.

Altro screenshot dalla cache di Yahoo qualche giorno dopo la chiusura.

La mia (!) foto pubblicata sulla pagina FB di Sasa in uno screenshot del 17.11.2013.

La mia (!) foto pubblicata sulla pagina FB di Sasa in uno screenshot del 17.11.2013.

Trentino: minibus a idrogeno, poche notizie, spreco pazzesco

14 Apr

Dell’indagine annunciata poco tempo fa sui fantasmagorici minibus a idrogeno e relativa stazione di rifornimento di Panchià non s’è saputo più nulla. Di recente il tema è stato ripreso a margine di una denuncia del Comitato Antispreco di Cavalese.

Personalmente sono stato citato dal giornale Trentino un mesetto fa ma di reazioni, come al solito, manco una.

Rimane l’amarezza di dover constatare come certe scelte sono state prese per motivi ufficiali di “ricerca”, il che fa sinceramente, ancora oggi, sorridere. I mondiali di sci nordico della Val di Fiemme sono stati solo un pretesto per acquistare bus ibridi-gasolio e per i due minibus a idrogeno. Di scelte più con i piedi per terra come bus e minibus a metano, manco l’ombra. Il tutto con la provincia di Trento coinvolta nel progetto europeo Biomaster che sostiene l’utilizzo del biometano. Più contraddittorio di così, anzi un bel cortocircuito.

C’è stata anche un’interrogazione al Consiglio Provinciale di Trento il 29.1.2014. La risposta dell’assessore Gilmozzi del 5.3.2014 lascia, per davvero, il tempo che trova. D’altronde, che tipo di risposta ci si poteva aspettare da chi ha finanziato tale progetto: “L’organizzazione di un capillare e puntuale servizio all’utenza, in termini di frequenza delle corse e di completezza del servizio, coniugato al perseguimento degli obiettivi di politica ambientale fondati sulla mobilità sostenibile e sull’impiego di risorse rinnovabili, conferma la validità e la vantaggiosità della scelta operata.” 

Ci manca solo la pernacchia finale, quindi ce la aggiungo idealmente io. Tanto i 4,5 milioni di Euro fra distributore (1,4) e minibus (3,1) li paga Pantalone… no?

Uno dei mibus a idrogeno su di una strada in montagna (da www.ttspa.it)

Uno dei minibus a idrogeno su di una strada in montagna (foto da http://www.ttspa.it)

Provincia di Bolzano: le “non risposte” sull’acquisto dei bus a gasolio e le consuete arrampicate sugli specchi

8 Apr

Diciamola tutta. Che della vicenda dei bus a gasolio ci sia qualcosa che non va, l’ho evidenziato e sottolineato da quando ho aperto questo blog.

Ma le risposte che sono state date dall’attuale assessore ai trasporti Mussner per il tramite del direttore dell’Ufficio provinciale trasporto persone, riconoscibile dalla sigla “GB” sulla risposta all’interrogaztione in Consiglio provinciale da parte del consigliere Pöder, lasciano davvero perplessi, anzi suscitano ancor più domande.

Incominciamo dai dati forniti, peraltro per la prima volta, nonostante tante domande poste pubblicamente fra lettere a giornali. Si parla di costi di 0,6034 €/km per i mezzi a gasolio e di 0,6672 €/km per i bus a metano. Come sono stati calcolati questi dati è un mistero. Tra l’altro si aggiunge che non è ricompreso il maggior costo di acquisto dei bus a metano, peraltro senza nemmeno specificare a quanto ammontano. Strano però che tempo addietro alla GTT di Torino risulta che un bus a metano consente nell’arco della vita del mezzo di risparmiare 80mila Euro, così da poter autofinanziare l’acquisto di nuovi mezzi e che aziende di trasporto tipo Parma (dati forniti in occasione di un incontro ICBI) o Brescia (sentita Brescia Mobilità di persona tempo addietro) questi maggiori costi non risultano. Non è che per caso per i bus a metano della Sasa sta cominciando a farsi sentire l’età di questi mezzi, che peraltro circolano tutti i giorni a Bolzano e Merano, e che dunque la manutenzione cominci a diventare un peso oneroso sul bilancio visto che negli anni scorsi il rinnovo della flotta, come ben noto, non c’è stato?

Altro aspetto che viene evidenziato: i bus a metano sono solo cittadini. Allora perché Sasa utilizza i bus Man a metano da 18 metri nella tratta Bolzano-Merano? A dimostrazione che questi mezzi possono avere anche utilizzo extraurbano, o no?

L’apoteosi della contro-informazione arriva quando si deve giustificare l’acquisto di mezzi a gasolio.

Si parte con la favoletta della perdita di potenza per i bus a metano, cosa smentita da diversi costruttori come Solaris, Volvo, MenariniBus, Mercedes, Scania (quest’ultima mi ha contattato per telefono) e al link si trovano le varie risposte pervenutemi.

Poi si parte in una serie di dati che non si sa la fonte: accelerazione di 11 secondi per arrivare a 30 km/h per i bus a metano, di 7 secondi per i bus a gasolio. Fonte: ignota.

Maggior peso di 1 tonnellata (!) per i bus a metano. Dato che appare davvero spropositato considerando che i bus a metano utilizzano bombole in composito. Fonte: sconosciuta. Come mai, ad esempio, allora nel catalogo Solaris non risulta alcun maggiore peso per i modelli CNG (a metano)?

Ci sarebbero pochi produttori di bus a metano, peccato che altrettanto si possa dire per i bus a gasolio. Sono sempre gli stessi.

L’impianto di rifornimento della Sasa non sarebbe sufficiente per poter rifornire tutti i bus. Allora perché non si è previsto un ampliamento della struttura di rifornimento, invece che, ad esempio, buttare dalla finestra 5,6 milioni di Euro per l’idrolizzatore della centrale di idrogeno di Bolzano Sud? Della serie: si capisce che non c’è traccia di una minima strategia ambientale nel tpl e ci si è “persi” a seguire la chimera dell’idrogeno.

Veniamo poi al discorso emissioni. Dire che si siano forniti a dati sbalorditivi è dire poco. Innanzitutto non è citata la fonte della tabella inserita ma quello che lascia più stupito è la voce “Erwartete Emissionen” che nulla ha a che fare con i dati di omologazione. Giusto per ricordarsi, nella risposta dell’allora assessore Widmann dd. 4.5.2012 (risposta curata dall’ing. Dario Ansaloni) all’interrogazione del gruppo Verde del 30.3.2012, venivano fatti ben altri ragionamenti che venivano smentiti poi nel proseguo della risposta. Infatti si riportava che “i dati di omologazione e certificazione a livello europeo sono di per sé una valida garanzia”.

Allora a che scopo l’ing. Burger si sbizzarrisce in uno sproloquio di considerazioni pseudo-tecniche senza citazione di fonte alcuna con il clou raggiunto parlando delle perdite dei metanodotti (!), di emissioni cancerogene e via discorrendo, evidentemente aggiunte ad abundantiam forse per “impressionare” chi dovesse leggere la risposta?

Non lo dico io in merito alla diminuzione delle emissioni di CO2, ma lo dice, ad esempio, la Stadtwerke Augsburg che si ottiene una riduzione delle emissioni di CO2 sia col metano (-10%) che con il biometano (-90%).

Ma poi chi ha deciso effettivamente di acquistare i bus a gasolio? La Provincia o le aziende Sasa e Sad? E chi ha preso le decisioni: i CdA, i direttori generali, qualche funzionario? Insomma di domande ce ne sono a iosa, domande che rimangono tuttora senza risposta, anche perché la situazione è tutt’altro che chiara.

Fra l’altro, l’aver comprato bus a gasolio va del tutto contro a quello che vi è indicato nel piano clima  Alto Adige 2050, che ho già citato in passato. E con buona pace del fatto di volersi smarcare dalle fonti fossili. Sì certo, comprando bus a gasolio, giustificando l’acquisto che non vi sono più differenze rispetto ai bus a metano. Bella coerenza davvero. Ma per favore! Peccato che per rientrare nella norma Euro VI i veicoli a gasolio hanno dovuto montare proprio quel bel po’ di aggeggi citati nella risposta, mentre per quelli a metano le modifiche sono state minimali. Ah sì dimenticavo, c’era “qualcuno” che a suo tempo affermava che i diesel EEV erano il massimo dell’ecologia… (si veda articoli dell’Alto Adige, Corriere Alto Adige e Dolomiten) “scordandosi” che c’erano bus a metano Euro 5 e EEV che avevano emissioni già in linea con le norme Euro VI, vero? Dirigente che incentrò la presentazione su questo bus dopo avermi cacciato dalla conferenza stampa, giusto rinfrescare la memoria.

Sul discorso trasparenza si ammette quasi di non aver controllo sulle proprie società controllate e ci si impegna a verificare “se e quando” verrà applicata la “trasparenza amministrativa”. Da una parte pare che “qualcuno” abbia imposto l’acquisto dei bus a gasolio, dall’altra sembra quasi che ci si lavi le mani sul discorso trasparenza, una parola davvero poco di moda nel tpl.

Facciamo un piccolo giro di orizzonte su chi ha recentemente comprato autobus a metano in Italia: Lecce, Modena, L’Aquila, Brescia, Bologna, Prato, Verona, Pescara, Vicenza, Gallarate, Mestre, Piacenza, Bologna aeroporto, Pescara/Montesilvano, Padova. Per tacere dei nuovi 8 bus a metano Euro VI che comprerà Trentino Trasporti per la città di Trento nel settembre 2014. E sorvolo sui diversi esempi che pervengono dai paesi scandinavi dove i bus a metano vengono impiegati, guarda caso, per farli andare a biometano nell’ottica della riduzione delle emissioni di CO2, altro che idrogeno!

No, proprio non ci siamo. E, soprattutto, la risposta sa tanto di presa in giro.

Giusto che ci si siamo, alcuni diagrammi con indicazione della fonte, of course. Che parlano decisamente di più rispetto alla tabella anonima pubblicata nella risposta dell’assessore prov.le Mussner.

Anfia_scenario_emissioni_euro_VI

Il deposito dei bus della NEOPLAN Väst dove si trovano ben 90 bus a biometano della  Keolis Sverige AB. (foto da www.mantruckandbus.no)

Il deposito dei bus della NEOPLAN Väst dove si trovano ben 90 bus a biometano della Keolis Sverige AB. (foto da http://www.mantruckandbus.no)

Il bilancio delle emissioni "Well To Wheel" fra i vari carburanti (fonte: NGVA Europe)

Il bilancio delle emissioni “Well-To-Wheel” fra i vari carburanti (fonte: NGVA Europe)

Le emissioni del motore per camion e bus a metano Cummins montato su veicoli Renault (fonte: Renault Suisse)

Le emissioni del motore per camion e bus a metano Cummins montato su veicoli Renault (fonte: Renault Suisse)

I vari livelli di emissioni a confronto con le emissioni del motore a metano Iveco Cursor (fonte: IVECO)

I vari livelli di emissioni a confronto con le emissioni del motore a metano Iveco Cursor (fonte: IVECO)

Scenario emissioni bus normativa Euro VI e motori Man a metano per bus. (fonte: MAN)

Scenario emissioni bus normativa Euro VI e motori Man a metano per bus. (fonte: MAN)

Emissoni del bus MAN EcoCity a metano a confronto con le emissioni Euro 5 ed EEV.

Emissoni del bus MAN EcoCity a metano a confronto con le emissioni Euro 5 ed EEV.

Come giustificare i bus a idrogeno in salsa bolzanina: le arrampicate sugli specchi del direttore della STA

6 Apr

Fa certo tenerezza leggere le “convinzioni” del direttore della STA nell’intervista rilasciata a salto.bz nel novembre scorso.

Premesso che la STA era ed è coinvolta appieno, difficilmente vi si troveranno delle critiche visto che sono coloro che questa sola la stanno portando avanti. Ma vediamo un po’.

I dati sono assolutamente trasparenti. Sì certo, se la si racconta così pare tutto o.k., peccato che mesi, se non anni, nonostante tante richieste, le cifre sono rimaste top secret e ci si è dovuti arrabattare fra dati sparsi un po’ qua e là. Alla fine la cifra viene fuori: 13,5 milioni di Euro di cui (solo) un terzo coperto da contributi UE.

“… si tratta di un’occasione unica, vale a dire quella di posizionarci come polo tecnologico all’avanguardia nell’ambito della mobilità ecologica.” Sarebbe però da spiegare perché non si parla di metano, di biometano e perché poi si sono compranti “all’ingrosso” decine e decine di bus a gasolio. Polo d’avanguardia? Di che cosa? Come centro per fare test di autobus costruiti in Germania???

Guardi, capisco che ogni volta che vengono spesi dei soldi pubblici subito c’è qualcuno che storce il naso. Ho sentito addirittura lamentele sul fatto che gli autobus sarebbero troppo silenziosi! Io penso che investire in tecnologia e innovazione abbia delle ricadute sul lungo periodo. Non è questione di storcere il naso. Qui la questione è che bisogna agire di testa e con riguardo al portafoglio che è di tutti i contribuenti. Investire in tecnologie? Certo, facendo costruire una centrale di idrogeno sproporzionata per bus che ci sono e non ci sono e per auto che, annunciate da anni, non si vedono ancora oppure sono, come i bus, a livello di prototipi. E anche quelle annunciate costeranno circa 70/80 mila Euro.

E vogliamo dire che con 9 milioni di Euro, al netto del contributo UE, si potevano comprare una quarantina di autobus a metano che, come ho già indicato qualche tempo fa, hanno costi di carburante pari a meno della metà, come risultato dalla ricerca di Trentino Trasporti. Senza dimenticarci dei costi (assurdi) della centrale di idrogeno a Bolzano Sud: 15,6 milioni di Euro (di cui 10 dati dall’Autobrennero) più altri 800mila Euro di soldi dell’A22 che verranno sperperati per un inutile distributori stradale di idrogeno per auto H2… che non ci sono.

Nessuno parla poi del fatto che Sasa si è trovata in mezzo alle gambe questi bus, ha “riconvertito” alcuni controllori di biglietti in autisti e, di fatto, si è vista imporre questo progetto dalla Provincia, il che la dice lunga dell’autonomia della Sasa stessa. Ma si sa che nel tpl tutto avviene tutto alla luce… di candela, di certo mai la Sasa si lamenterà di essersi trovata fra i piedi questi cinque bus a idrogno mentre nel contempo manda sulle strade vecchi bus a gasolio Euro 0.

Caro dott. Dejaco, avete fatto della NON trasparenza il motto di questo progetto H2 facendo finta di nulla delle mie innumerevoli lettere ai giornali. Avete rifilato una sola colossale ai cittadini di Bolzano e ve ne vantate pure. Ma per favore!

Mi permetto un consiglio: la pagina sulla “trasparenza amministrativa” sul sito web della STA è a dir poco scarna. Se poi si legge pure che “Con la pubblicazione delle seguenti informazioni e dati, la STA assolve tutti gli obblighi dell'”amministrazione trasparente” ai sensi dell’art. 18 del decreto legge n. 83 del 22.06.2012.” Cioè si crea una sezione, si inseriscono pochissime informazioni e si è adempiuto agli obblighi di legge. Una seconda volta: ma per favore!

Strutture Trrasporto Alto Adige spa

Strutture Trasporto Alto Adige Spa

Prima i guasti, ora l’incidente: la saga della sola dei bus a idrogeno del progetto Chic – H2-Bus-Unfall, wie “Chic”!

5 Apr

Prima i guasti, ora l’incidente di cui non si sanno ancora le cause. Ma i bus a idrogeno continuano a circolare.

Qui l’articolo del giornale “Alto Adige” online del 3 aprile 2014 con un paio di miei commenti su questa situazione un po’ particolare su cui mi sono soffermato diverse volte qui su questo blog. Qui invece l’articolo uscito sulla versione cartacea un po’ più dettagliato e sembra che i freni non abbiano funzionato dalla ricostruzione fatta.

Fra l’altro qui si parla che ogni bus costa 1,3 milioni di Euro, si impara sempre qualcosa di nuovo dopo gli iniziali 1,1 milioni. Ma che dopo cinque anni debba essere cambiata la cella di combustibile e “riconvertire” con un motore a metano: ma chi ha riferito al giornale tale informazione? Avevo chiesto tempo fa alla responsabile del progetto Chic nel cantone svizzero d’Aargau che cosa se ne facesssero dei bus alla fine del progetto e mi aveva semplicemente risposto che avrebbero continuato ad usarli.

Qui la “perla” del presidente Pagani della serie: nessun guasto, non sappiamo cos’è successo, i bus rimangono in circolazione! Come dire: sfidare la fortuna sperando che non succeda nulla in futuro? Ovviamente è l’auspicio, ma se, sfortunatamente dovesse succedere di nuovo qualcosa? Anche perché non mi risulta, se la memoria non m’inganna, che sia mai successo qualcosa del genere con i bus tradizionali a gasolio e a metano.

Dal giornale “Alto Adige” di oggi si legge che la “scatola nera” verrà spedita in Germania. Bene, così di quanto avvenuto tutto cadrà nel dimenticatoio e non sapremo mai cosa sarà veramente successo. Scommettiamo?

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Was soll’s, 150 Meter ungebremste Geisterfahrt auf dem sündteueren 1,1 (oder 1,3?) Millionen Euro H2-Bus und niemand weiß wieso? Hauptsache beruhigen, minimieren, usw. Die H2-Busse verkehren ordentlich weiter, aber die Black Box vom Bus wird nach Deutschland geschickt. Ich wette, dass man darüber nie mehr etwas wissen wird.

Es war nur ein Wunder, dass niemand vom ungebremsten Bus nicht erfasst wurde. Oh ja, das war wirklich “Chic”.

Man kann aber ein bisschen überrascht sein, dass man bei den deutschsprachigen Medien so “neutral & kurz” darüber berichtet hat, siehe mal Stol.it und Suedtirolnews.it (hier wurde sogar ein Foto eines VanHool-H2-Bus veröffentlicht, dass weder mit dem Unfall noch mit den H2-Bussen zu tun hat, die in Bozen eingesetzt werden).

 

Il bus ad idrogeno coinvolto, nell’incidente, foto: Minisini (link alla foto del giornale “Alto Adige” online, http://altoadige.gelocal.it)